Un salto nella storia di Cernobbio, o meglio e di chi ne ha fatto parte ed ha contribuito al suo sviluppo. Siamo nel 1872 e Davide Bernasconi, milanese di nascita, si stabilisce a Cernobbio per iniziare la sua personale avventura commerciale, aprendo l' omonima azienda tessile, con circa sessanta telai meccanici destinati a produrre tessuti di pura seta e misto seta con altre fibre naturali come lana e cotone. Bernasconi iniziò con un piccolo stabilimento, ma che in pochi anni si sviluppò fino a raggiungere, prima della fine dell’ottocento, dimensioni decisamente importanti con oltre 600 telai e più di 1000 dipendenti. La sua azienda era florida e, grazie ad ingenti capitali a disposizione, continuò il suo sviluppo sia in termini di apparecchiature industriali sia nella corsa alla conquista dei mercati esteri. Agli inizi del 900 si aggiunsero all'azienda cernobbiese altri stabilimenti: a Morbegno e a Cantello ai quali seguirono quello di Solbiate e di Maccio. L’azienda produceva quasi sette milioni di metri di tessuto all’anno, commercializzato in tutto il mondo. I cavalli di battaglia erano i tessuti per abbigliamento femminile, per cravatte e per ombrelli. La sua crescita non si fermò neanche a causa della guerra. Infatti dopo la Prima Guerra Mondiale Bernasconi acquistò ed avviò altri stabilimenti: uno a Pomerio, uno a Giussano e uno a Figliaro.
Bernasconi si dimostrò un grande imprenditore e un uomo premuroso preoccupandosi anche del benessere delle sue maestranze istituendo dormitori, un condominio per gli operai e delle abitazioni per impiegati e dirigenti. Non si interessò soltanto alla fabbrica e ai suoi dipendenti, ma diede un contributo significativo anche allo sviluppo di Cernobbio. Si deve a lui la costruzione dell'asilo infantile (che ancora oggi porta il suo nome), iniziata nel 1880 e ultimata nel 1883. Inoltre nel decennio successivo si mobilitò per portare energia elettrica e gas in tutto il paese. Fu eletto più volte consigliere comunale di Cernobbio e sindaco. Per "meriti industriali e benemerenza pubblica" fu insignito dei titoli di Cavaliere e Commendatore. Che dire...Un grande uomo sotto ogni punto di vista. Purtroppo nel 1922 morì durante un periodo di riposo a Montecarlo. Le redini dell’azienda passarono quindi al figlio Leopoldo, supportato dal cognato Raniero Pusterla. Leopoldo all'inizio riuscì a far crescere l'azienda aprendo un altro stabilimento a Cagno nel 1925. Purtroppo si stava avvicinando una data che tutti noi conosciamo bene, se non in maniera diretta dai libri di storia: 1929. La grande depressione, la crisi della Borsa americana non poteva non ripercuotersi anche sull`economia italiana, anche se il suo impatto fu sicuramente inferiore che in altri paesi. Nel periodo tra il 1933-1935 la situazione iniziò a normalizzarsi, ma si dovette attendere l`inizio degli anni Cinquanta perché la nostra economia ritrovasse un solido e stabile sentiero di sviluppo. Ovviamente la crisi colpì anche l'azienda Bernasconi, che dovette chiudere gli stabilimenti di Maccio, Cantello e Figliaro, che però di furono successivamente riaperti (nel 1933 Maccio e Cantello, nel 1937 Figliaro). Alla fine degli anni Trenta l'azienda tornò in crescita e riuscì ad espandersi ulteriormente aprendo ancora un altro stabilimento a Bulgarograsso. Pochi anni dopo scoppiò la Seconda Guerra Mondiale che gettò il Paese nel baratro. La ditta Bernasconi fu privata dello stabilimento di Maccio per essere ceduto alla Maserati che produceva articoli destinati alla guerra. Inoltre ci fu il blocco della produzione di tessuti per l'impossibilità di approvvigionamento delle materie prime e fu interrotto anche il commercio degli ombrelli, soprattutto con il Nord America, che costituiva una quota decisamente importante della società. Fu un vero disastro... Dopo la guerra l’azienda cercò di recuperare terreno ma, a causa della diffusione delle fibre sintetiche a prezzi competitivi, le Tessiture Bernasconi si trovarono in difficoltà a soddisfare le richieste del mercato, divenuto sempre più esigente. Nel corso degli anni Cinquanta l’azienda chiuse tutti gli stabilimenti tranne quello di Cernobbio. Cercarono un modo per riuscire a salvarlo, ma con scarso risultato: nel 1971 la società fu sciolta e messa in liquidazione.
Rimangono tuttavia molti segni lasciati da questa grande famiglia, basta ammirare la splendida Villa Bernasconi, un gioiello liberty di grande valore storico, in ricordo di un uomo che ha contribuito a scrivere la storia della bella cittadina lacustre.