AD UN’ORA DALLA NOSTRA CITTA’
MERITA DI ESSERE VISITATO UN COMPLESSO MEDIEVALE RISALENTE AL XII SECOLO
CHE DOPO LUNGHI LAVORI DI RESTAURO HA RIAPERTO I BATTENTI
VI ASPETTIAMO ALL’INTERNO DELLE SUE ELEGANTI SALE
IL 18 MAGGIO ALLE ORE 15:00
PER L’INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA PERSONALE DI MAURIZIA SALA
CON L’INTERVENTO CRITICO DELLA DOTT.SSA ROBERTA MACCHIA
presso
CASTELLO ISIMBARDI
P.zza Vittorio Emanuele 37
Castello D’Agogna (PV)
MUTAMENTI Spazio-Tempo-Umani
Un’opera d’arte non si osserva con lo stesso sguardo che usiamo quando rivolgiamo i nostri occhi verso la quotidianità, che spesso ci corre davanti ancor più veloce dei nostri pensieri. Un’opera d’arte nasce dall’esigenza dell’artista di fermare il suo pensiero di un attimo per poi programmarne l’esposizione al pubblico e far si che i più vengano a conoscenza del suo mondo interiore, muovendosi tra le opere alla ricerca del messaggio.
Per meglio comprendere la produzione artistica oggi qui esposta, le opere ed i personaggi in esse raffigurati hanno scelto di Fermarsi, di rimanere di fronte ad ognuno di noi impassibili e privi di emozione nell’attesa di ciò che li renderà felici; attesa di qualcosa che deve ancora accadere o, chi sa, nella speranza che qualcosa non accada.
L’interlocutore si sente, in alcuni casi, interrogato e scrutato nel profondo con il solo sguardo dei soggetti rappresentati che in una tra le opere non si accontentano di rivolgere i loro occhi verso chi li guarda dall’esterno, ma scrutano se stessi nella volontà di entrare a far parte l’uno dell’altro. (rif. Ti Amo)
Da qui l’importanza della rappresentazione di alcuni volti di Profilo che ci riportano ai bassorilievi sumeri ed egizi, all’arte assiro-babilonese, all’arte greca-arcaica, alle monete romane con il profilo quasi sempre rivolto a destra come mezzo di propaganda politica degli imperatori, all’arte dei cammei fino ai volti Rinascimentali.
Il rimando alla storia a me più caro, seguendo l’intera produzione artistica di Maurizia Sala e delle sue figure a tratti scolpite a tratti dipinte di getto, riguarda la cultura Rapanui ed i MOAI: statue di pietra vulcanica raffiguranti gli antenati tribali divinizzati sull’isola di Pasqua esposti anch’essi in un museo, si, ma a cielo aperto ! Questo stesso richiamo al passato è decifrabile nell’omissione degli arti superiori in alcune opere come a dare maggior risalto all’essenza impassibile, delineata, squadrata della geometria umana, in netto contrasto però con la divina proporzione dell’Uomo Vitruviano. (rif. “Un pezzo di Terra”)
Ecco perché non appaiono Circonferenze perfette, ma figure volte a richiamare il grembo materno, all’interno del quale vediamo l’uomo immerso in un paesaggio Giottesco nell’attesa della Ri-Nascita dopo il superamento delle difficoltà, nella prospettiva di crescere sotto la protezione per tutto il tempo che scorre sotto i nostri piedi volutamente non raffigurati, nell’attesa che la terra dia risposta alla richiesta dell’uomo non ancora esaudita. (rif. “Chiederò alla terra”)
I protagonisti delle opere sono spesso attorniati da elementi naturali e figure animali, volte a simboleggiare un mondo tanto metafisico quanto surreale, basato sul mistero (piramide), la libertà (volatili), vitalità (piante) e molto spesso energia rappresentata dai cavalli impettiti e volenterosi di raggiungere il punto più vicino in cui si incontrano sogno e realtà.(rif. “Volo sulla mia Fantasia”)
In riferimento all’opera “Scacchiera” la simbologia s’infittisce e cambia come la direzione degli sguardi di ognuno dei personaggi rivolti tanto indietro verso ciò che è passato quanto in avanti nell’attesa del futuro: tra i volti la simbologia è coincidenza come conferma che stiamo andando nella giusta direzione e ricordo di un passato che resta parte integrante di noi avviandoci continuamente verso un percorso di mutamento e crescita.
Crescita che traspare nella rappresentazione del solo sguardo di alcuni personaggi dove l’artista rivede sua figlia e certamente anche parte di se stessa. I suoi personaggi non hanno età e non si distinguono dai segni del tempo sulla loro pelle, ma dalla profondità di ogni sguardo percepiamo il tempo che sta alle spalle di ognuno di essi.
Non solo figure maschili, nel suo percorso, ma anche la figura femminile sembra farsi spazio tra le opere: “Monna Clara” in primo piano è alla ricerca della libertà che sarà certamente imminente in quanto il volatile che la simboleggia ha già trovato lei dando forma al suo desiderio.
Questa è l’epoca dei Selfie, degli scatti rubati, della fotocamera rivolta verso la nostra figura e sempre meno verso ciò che sta dall’altra parte di noi. La sintesi della mostra Mutamenti ci porta a riflettere su quanta importanza abbiamo dato e tutt’oggi diamo al volto umano, ma quanta importanza dovremmo ancor di più dare a ciò che sta dentro di noi e tutto intorno a noi.
Testo a cura di Roberta Macchia