Il tatuaggio è una pratica dalle origini
antichissime. Le pitture funerarie dell'antico Egitto mostrano tatuaggi sui
corpi delle danzatrici, tatuaggi rinvenuti anche su alcune mummie femminili (2000 a .C.).
I Celti adoravano divinità animali come il toro, il cinghiale, il gatto, gli uccelli e i pesci e in segno di devozione “disegnavano” i loro idoli sulla propria pelle come in segno di fede.
Gli antichi romani, che credevano fermamente nella purezza del corpo umano, vietarono il tatuaggio che era invece utilizzato come strumento per marchiare criminali e condannati; solo successivamente, in seguito alle battaglie con i britannici che portavano tatuaggi come segni distintivi d'onore, alcuni soldati romani colpiti dalla ferocia e la forza dei nemici cominciarono ad emularli tatuandosi sulla pelle i propri marchi distintivi. Fra i primi cristiani era invece diffusa l'usanza di osteggiare la propria fede tatuandosi la croce di Cristo sulla fronte.
Nell'undicesimo e dodicesimo secolo i crociati portavano sul corpo il marchio della Croce di Gerusalemme, questo permetteva, in caso di morte sul campo di battaglia, di fare in modo che il soldato ricevesse l'appropriata sepoltura. Dopo le Crociate il tatuaggio scomparve dal territorio europeo e si spostò verso altri continenti . Nei primi anni del 1700, i marinai europei entrarono in contatto con le popolazioni indigene delle isole del Pacifico, dove il tatuaggio aveva un'importante valenza culturale come ad esempio a Tahiti dove le ragazze venivano tatuate di nero sulle natiche quando raggiungevano la maturità sessuale. Gli Hawaiani si tatuavano tre punti sulla lingua.
In Borneo gli indigeni si tatuavano un occhio sul palmo delle mani come guida spirituale che li avrebbe aiutati nel difficile passaggio all'aldilà. A Samoa era diffuso il "pe'a", tatuaggio su tutto il corpo che richiedeva 5 giorni di sopportazione al dolore ed era considerato una prova di coraggio, infatti chi riusciva nell'impresa veniva onorato con una grande festa. Il primo a indicare con il nome "tattoo" ovvero la pratica della decorazione del proprio corpo fu l'esploratore James Cook che descrisse con precisione gli strumenti osservati nei riti religiosi degli indigeni, divenendo il primo portavoce europeo di questo culto ornamentale del corpo.
I Celti adoravano divinità animali come il toro, il cinghiale, il gatto, gli uccelli e i pesci e in segno di devozione “disegnavano” i loro idoli sulla propria pelle come in segno di fede.
Gli antichi romani, che credevano fermamente nella purezza del corpo umano, vietarono il tatuaggio che era invece utilizzato come strumento per marchiare criminali e condannati; solo successivamente, in seguito alle battaglie con i britannici che portavano tatuaggi come segni distintivi d'onore, alcuni soldati romani colpiti dalla ferocia e la forza dei nemici cominciarono ad emularli tatuandosi sulla pelle i propri marchi distintivi. Fra i primi cristiani era invece diffusa l'usanza di osteggiare la propria fede tatuandosi la croce di Cristo sulla fronte.
Nell'undicesimo e dodicesimo secolo i crociati portavano sul corpo il marchio della Croce di Gerusalemme, questo permetteva, in caso di morte sul campo di battaglia, di fare in modo che il soldato ricevesse l'appropriata sepoltura. Dopo le Crociate il tatuaggio scomparve dal territorio europeo e si spostò verso altri continenti . Nei primi anni del 1700, i marinai europei entrarono in contatto con le popolazioni indigene delle isole del Pacifico, dove il tatuaggio aveva un'importante valenza culturale come ad esempio a Tahiti dove le ragazze venivano tatuate di nero sulle natiche quando raggiungevano la maturità sessuale. Gli Hawaiani si tatuavano tre punti sulla lingua.
In Borneo gli indigeni si tatuavano un occhio sul palmo delle mani come guida spirituale che li avrebbe aiutati nel difficile passaggio all'aldilà. A Samoa era diffuso il "pe'a", tatuaggio su tutto il corpo che richiedeva 5 giorni di sopportazione al dolore ed era considerato una prova di coraggio, infatti chi riusciva nell'impresa veniva onorato con una grande festa. Il primo a indicare con il nome "tattoo" ovvero la pratica della decorazione del proprio corpo fu l'esploratore James Cook che descrisse con precisione gli strumenti osservati nei riti religiosi degli indigeni, divenendo il primo portavoce europeo di questo culto ornamentale del corpo.
I metodi utilizzati variavano da zona a zona: i tahitiani per tatuare si servivano di una conchiglia affilata attaccata ad un bastoncino. In Nuova Zelanda i Maori firmavano i loro trattati disegnando fedeli repliche dei loro tatuaggi facciali personalizzati chiamati moko. Questi moko sono usati ancora oggi per identificare il portatore come appartenente ad una certa famiglia o per simbolizzarne le conquiste ottenute nell'arco della vita. Nei primi vent’anni dell’ottocento cominciò anche la macabra usanza di barattare pistole con teste tatuate di guerrieri Maori e per far fronte alla domanda i commercianti di schiavi arrivavano addirittura a far tatuare gli indigeni catturati in battaglia per poi ucciderli e vendere le loro teste. Solo nel 1831 il governo britannico dichiarò illegale l'importazione di questi trofei umani. In Giappone il tatuaggio era praticato fin dal quinto secolo avanti Cristo per scopo estetico, per scopo magico e per marchiare criminali.
Curioso sapere che la nascita dei bellissimi tatuaggi orientali che tutti oggi conosciamo sia dovuta all'imposizione nell'antico Giappone di dure leggi repressive che vietavano alla popolazione di basso rango di portare kimoni decorati. In segno di ribellione queste stesse persone cominciarono a portare, nascosti sotto i vestiti, enormi tatuaggi che coprivano tutto il corpo partendo dal collo per arrivare ai gomiti e alle ginocchia. Il Governo nel 1870 dichiarò illegale questa pratica ma il tatuaggio continuò a fiorire e a prosperare nell'ombra. Anche la mafia giapponese, adottò ben volentieri la pratica "fuorilegge" del tatuaggio su tutto il corpo. I loro disegni, molto elaborati, rappresentavano solitamente conflitti irrisolti ma riproducevano anche simboli di qualità e caratteristiche che questi uomini intendevano emulare. Il 1891 è da ricordare come una data molto importante poiché l'inventore Samuel O'Reilly di NY brevettò la prima macchinetta elettrica per tatuaggi, sbaragliando le tecniche precedenti più lente e soprattutto molto più dolorose.
Oggi la pratica del tatuaggio è molto
diffusa Nella seconda metà di questo
secolo questa forma di linguaggio e di espressione del proprio corpo si è
sviluppata non più soltanto come fenomeno popolare e di ribellione, ma anche
come raffinata tendenza culturale, che procede di pari passo con il nuovo modo di considerare la moda, le
tendenze artistiche, la sessualità e il proprio essere. Un grande
professionista di quest’arte è Enzo Oldink
titolare di La Como Male (ex so precious tatoo) a Como.
Enzo è specializzato in tutti gli stili con preferenza per il giapponese e l'od style,m eseguendo lavori personalizzati e coperture "impossibili" di vecchi tatuaggi. Enzo Oldink tatua dal 1993 con grande passione e professionalità ed ha passato la maggior parte dei suoi anni lavorativi nel suo studio sul Lago Maggiore collaborando anche con altri tattoo shop. Alla fine del 2012 si è trasferito a Como ed ha aperto il suo studio di tatuaggi ottenendo fin da subito un grandissimo successo. Se amate la raffinata arte del tatuaggio visitate lo store di Enzo e fatevi consigliare da lui. La Como Male è una realtà sicura e totalmente professionale per tutto ciò che riguarda la body art. Enzo è conosciuto, apprezzato e ricercato non solo nel territorio comasco ed ha partecipato ha molte convention nazionali ed internazionali con altri professionisti.
Per info:
LA COMO MALE (ex so precious tatoo)
VIA CARLONI 2 B
COMO
MOB 345 447 7638
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