In campo artistico non possiamo non dedicare un post ad un grande maestro: Giuseppe Terragni (Meda 1904 – Como 1943), uno dei più noti esponenti dell’architettura contemporanea italiana del periodo fascista. La sua concezione degli spazi, il suo genio, la sua visione, la linearità, e l’essenzialità dei disegni lo rendono, senza ombra di dubbio il massimo rappresentante del razionalismo italiano. Giuseppe Terragni nasce a Meda ma per iscriversi alle scuole migliori si trasferisce a Como dai parenti materni. Nel 1917 si iscrive al corso di fisica-matematica all'Istituto Tecnico di Como. Nel 1921 si diploma e si iscrive alla Scuola Superiore di Architettura presso il Politecnico di Milano. Nel 1925 il suo giro di conoscenze si allarga e incontra Pietro Lingeri, con il quale si creerà un legame professionale e di profonda amicizia che durerà per tutta la vita. Giuseppe Terragni si laurea nel 1926 con Gino Pollini, Guido Frette, Carlo Enrico Rava, Sebastiano Larco, Luigi Figini e Adalberto Libera.
Qui si scrive un pezzo di storia e prende forma il razionalismo italiano con il gruppo dei "sette", un’unione che negli anni successivi diventerà sempre più influente e si trasformerà nel Movimento Italiano di Architettura Razionale nel 1930. Nel 1927 escono quattro articoli considerati il manifesto del Razionalismo Italiano e Terragni è ovviamente uno dei sette firmatari del manifesto. Nel 1928 Terragni si afferma con la realizzazione dell'edificio "Novocomum" a Como, che per le sue dimensioni fu subito soprannominato "il Transatlantico". Questo edificio rappresenta il primo esempio di architettura razionalista in Italia e si sviluppa su una lunghezza di oltre 60 m ed una altezza di cinque piani con impianto planimetrico a pettine e struttura portante a scheletro, realizzata con travi e pilastri in calcestruzzo armato. Ovviamente una simile architettura suscitò delle critiche, essendo completamente fuori dagli schemi classici cittadini. Nel 1931 realizza il "Monumento ai caduti"di Como e nel 1932 porta a termine il progetto della "Casa del Fascio", opera simbolo del razionalismo italiano e pietra miliare dell'architettura moderna europea. I primi studi per la realizzazione di quest'opera risalgono al 1928 e mostrano fin da subito la volontà dell'artista di voler organizzare lo spazio sul modello tradizionale del palazzo. Nella versione definitiva Terragni sottolinea il ruolo monumentale dell'edificio costruendolo sopra un basamento . La "Casa del Fascio" di Como appare come un organismo compatto, a pianta quadrata di 33 m di lato, che si sviluppa per una altezza di quattro piani pari a 17m circa ed posizionata di fronte all'abside del Duomo di Como. Un particolare che è impossibile non notare è il rivestimento dell’edificio in marmo botticino.
Nel 1940 realizza la “Casa Giuliani Frigerio" a Como, dove la matrice compositiva di questa architettura, che sarà purtroppo il suo ultimo capolavoro, sta nella disposizione sfalsata degli appartamenti, tre per piano, caratterizzati da spazi interni flessibili, con fronti differenziati, pensati in modo da creare una facciata principale ed una secondaria che unendosi ad angolo retto alterano l'orientamento del prisma, una soluzione ripresa anche da Cesare Cattaneo nella “Casa” di Cernobbio. Purtroppo Terragni viene chiamato alle armi e inviato prima in Jugoslavia e poi in Russia. Tornerà seriamente provato fisicamente e psicologicamente da questa esperienza e sarà rimpatriato nel 1943 dal fronte russo a causa di una grave forma di esaurimento nervoso. Il 19 luglio dello stesso anno muore stroncato da una trombosi cerebrale sul pianerottolo delle scale a casa della fidanzata a Como. Muore un grande maestro, un genio e con lui sparisce una delle figure più importanti e più dell'architettura moderna italiana.
*Ringraziamo Elena B. per i testi
Un’altra particolarità è che questo edificio è stato il primo esempio di progettazione integrale in Europa. Terragni è in piena attività artistica, con molte opere in corso: il progetto per la sistemazione del quartiere Cortesella di Como e la Casa del Fascio di Lissone. Nel 1933 fonda insieme ai compagni astrattisti la rivista “Quadrante” e nello stesso anno Terragni apre uno studio a Milano con l'amico Lingeri. Nel 1936 si occupa dell’asilo Sant’Elia, architettura caratterizzata da ampi spazi luminosi, con forte dialogo tra le intelaiature strutturali e i volumi. Nel 1937 partecipa, sempre con l’inseparabile Lingeri e Cattaneo, al concorso "Concorso del Palazzo Littorio" e nel 1938 al "Concorso del Palazzo dei Congressi dell'Eur" di Roma, presentando un edificio modernissimo e spettacolare. Nel 1938 Terragni elabora il progetto per il "Danteum": un monumento dedicato a Dante Alighieri nel centro storico di Roma.
Nel 1940 realizza la “Casa Giuliani Frigerio" a Como, dove la matrice compositiva di questa architettura, che sarà purtroppo il suo ultimo capolavoro, sta nella disposizione sfalsata degli appartamenti, tre per piano, caratterizzati da spazi interni flessibili, con fronti differenziati, pensati in modo da creare una facciata principale ed una secondaria che unendosi ad angolo retto alterano l'orientamento del prisma, una soluzione ripresa anche da Cesare Cattaneo nella “Casa” di Cernobbio. Purtroppo Terragni viene chiamato alle armi e inviato prima in Jugoslavia e poi in Russia. Tornerà seriamente provato fisicamente e psicologicamente da questa esperienza e sarà rimpatriato nel 1943 dal fronte russo a causa di una grave forma di esaurimento nervoso. Il 19 luglio dello stesso anno muore stroncato da una trombosi cerebrale sul pianerottolo delle scale a casa della fidanzata a Como. Muore un grande maestro, un genio e con lui sparisce una delle figure più importanti e più dell'architettura moderna italiana.
*Ringraziamo Elena B. per i testi