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domenica 6 novembre 2016

Bernardino Luini: grande pittore di scuola rinascimentale lombarda



Bernardino De Scapis, detto Bernardino Luini è stato un grande pittore italiano, molto attivo anche sul territorio lariano e di scuola rinascimentale lombarda appartenente al gruppo dei Leonardeschi. L’artista divenne famoso principalmente per i suoi dipinti murali in Lombardia e nel Ticino, realizzati  con maestria eccezionale e raffiguranti figure maestose ma composte con grande armonia, dove spesso le figure femminili sono decisamente belle, aggraziate ma con gli occhi leggermente strabici. Il suo nome era De Scapis, ma successivamente Bernardino assunse Luini come nome d'arte. Questo nomignolo gli fu probabilmente suggerito dalla vicinanza del suo luogo natale alla cittadina di Luino sul Lago Maggiore. Il pittore nacque intorno al 1480 nel rione di Runo dell'attuale comune di Dumenza in provincia di Varese. Bernardino Luini fece il suo apprendistato nella fabbrica del Duomo a Milano , visto che il padre lavorava in città. Le prime testimonianze certe dei suoi lavori risalgono agli inizi del 500: l’interno della chiesa di san Pietro a Luino ospita “l’Adorazione dei Magi" una delle sue prime prove ad affresco. Un affresco nella chiesa della Santa Beata Vergine del Soccorso a Gerenzano in provincia di Varese e la pala “Madonna col bambino e due santi”conservata al Museo Jacquemart-Andre di Parigi risalgono probabilmente al 1507. Nel 1512 realizza la "Madonna col Bambino, due angeli musici e storie di San Benedetto" ordinatogli dai monaci dell'abbazia di Chiaravalle.



A Ponte in Valtellina la parrocchiale di San Maurizio riporta nella lunetta sovrastante il portale maggiore un affresco con la "Madonna col Bambino e san Maurizio". La sua fama cominciò a crescere in modo esponenziale ed ottenne numerosi incarichi sia dalla chiesa che da ricchi privati e nobili. Nella prima metà del 500 l’artista realizza un ciclo di affreschi per la casa del nobile Gerolamo Rabia e per la sua famiglia con temi riguardanti l'antico testamento e decora anche la residenza milanese del nobile con le “Metamorfosi “del poeta latino Ovidio e le “Storie di Cefalo e Procri “dalla saga dell'Anfitrione del commediografo Plauto. Questi affreschi furono in seguito staccati dalle pareti e oggi si trovano nella Gemälde galerie di Berlino e nella National Gallery of Art di Washington. In questo periodo Bernardino Luini si reca anche a Roma per studiare da vicino le opere di Raffaello e affinare la sua tecnica traendo ispirazione dal grande maestro. Appartengono a questo periodo diverse opere molto simili stilisticamente a quelle del noto pittore, come ad esempio la rappresentazione di Santa Caterina.
Dal 1520 al 1523 realizzò “Storie dall'Esodo e Storie di Apollo e Dafne “: degli affreschi presso Villa della Pelucca a Sesto San Giovanni che furono successivamente rimossi e si trovano in parte nella Pinacoteca di Brera a Milano. Sempre in tema di affreschi negli anni 1525 completa una serie sulla vita della Vergine e di Cristo per il santuario di Santa Maria dei Miracoli a Saronno in provincia di Milano e nello stesso anno termina l'affresco della controfacciata di Sant' Abbondio a Como. 



Nel 1529 Luini dipinge una delle sue più importanti opere d'arte, l'affresco della Passione e Crocifissione in Santa Maria degli Angeli a Lugano.
Ad oggi sono circa 700 le opere attribuite a Bernardino Luini e molte forse saranno sparse in giro per il mondo… ad ogni modo la pinacoteca di Brera a Milano raccoglie oggi la maggior parte dei suoi dipinti.
L’artista muore a Milano nel 1532 lasciando in eredità la sua arte al figlio Aurelio che seguirà le orme del padre diventando pittore ed esponente del tardo manierismo milanese.

La cattedrale di Como ospita la pala di San Girolamo realizzata intorno al 1520, detta anche pala Raimondi. Il dipinto presenta il tema della "sacra conversazione": la Madonna con Bambino siede in trono sullo sfondo di un'abside circondata da Santi e l'Adorazione dei Pastori di Bernardino Luini sulla parete della quarta campata di sinistra.








Francesco Capiaghi: grande pittore comasco e protagonista della pittura di paesaggio dell’Ottocento



Oggi andiamo ad approfondire la nostra conoscenza verso un grande protagonista della pittura di paesaggio dell’Ottocento.

Francesco Capiaghi nasce a Como il 20 luglio 1831. Trascorre la sua infanzia con le sorelle Francesca, Margherita e Carolina inizia a lavorare con il padre presso il laboratorio Capiaghi: una ditta artigianale specializzata nella tecnica della doratura e dell’intaglio. Nel 1850 Francesco si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove frequenta inizialmente i corsi della scuola di Ornato e dal 1851 quelli della scuola di Paesaggio diretta da Giuseppe Bisi. Terminati gli studi ottiene la patente di insegnante di disegno e si presenta al pubblico nel 1855 a Milano nelle prestigiose sale Brera e a Como nelle sale del Teatro Sociale, dove viene allestita la prima esposizione lariana. Inizia così la sua brillante carriera di pittore di paesaggio e insegnate di disegno presso diverse scuole comasche. L’artista riscuote molto successo e riceve molti allievi anche nel suo studio privato. Nel 1861, con opere ispirate al tema delle vedute dei laghi e panorami lombardi, partecipa alla prima esposizione nazionale italiana a Firenze e in seguito a quella di Napoli del 1877. La sua attività si intensifica nel corso degli anni settanta dell’Ottocento con la produzione di una serie di dipinti dedicati al paesaggio lacustre . 


Nello stesso tempo l’artista si dedica anche all’uso della tecnica fotografica come strumento per documentare le campagne di restauro che interessano i più celebri monumenti cittadini e apre un vero e proprio atelier la “Fotografia Artistica” attivo fino alla fine degli anni settanta dell’Ottocento. In questi decenni le sue ricerche pittoriche si attestano sulle figure di Achille Formis, Giovan Battista Lelli e Gaetano Fasanotti, attivi sul territorio lariano nel corso degli anni settanta e ottanta dell’Ottocento. Francesco Capiaghi si dedica anche alla litografia che gli consente di rispondere alla richiesta di prototipi più seriali da utilizzare per le lezioni e i corsi ai suoi numerosi allievi. Un altro tema caro al pittore per il ricordo ancora vivo degli eventi che lo avevano visto protagonista è quello della storia risorgimentale e unitaria a cui si accosta in due diversi momenti della sua attività raffigurando prima l’episodio San Fermo presso Como. Fatto d'armi del 27 maggio 1859 esposto alla mostra di Brera del 1863 e successivamente in occasione delle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario del 1848 con il dipinto La resa degli austriaci 22 marzo 1848 . 



Realizzato nel 1898 il dipinto rappresenta anche l’ultima apparizione pubblica dell’artista segnata da un notevole successo presso i contemporanei per l’immediatezza e la capacità dimostrata a distanza di anni nel rendere vivo un episodio della storia cittadina. 
Il pittore termina così la sua lunga e proficua carriera il 5 settembre 1898.
Recentemente è stata dedicata una mostra al pittore Francesco Capiaghi, allestita nella pinacoteca e nelle due sedi collegate nella sala "Duomo" del museo civico di Palazzo Giovio e nella sala cataloghi della biblioteca comunale  di Como curata da Maria Angela Previtera

Alois Arnegger: grande maestro del paesaggio


Alois Arnegger è stato un noto pittore austriaco, maestro del paesaggio e ritrattistica che richiama nelle bellissime tele,buna tecnica che può considerarsi molto vicina all’impressionismo.

L’artista nacque a Vienna nel 1879 e ha studiato arte presso l'Accademia di belle arti della sua città, sotto la guida del grande paesaggista Robert Russ e di August Eisenmenger. Agli inizi della sua carriera Arnegger si focalizzò sui paesaggi austriaci. Le sue opere erano centrate su scenari naturali: montagne, boschi ma spesso includevano anche scorci di paesi. Nel 1920 Arnegger visitò l'Italia e rimase affascinato dai suoi panorami soprattutto di quelli costieri. Proprio grazie al Bel Paese, Arnegger imparò ad apprezzare il vedutismo sotto diversi aspetti e la voglia di proporre nuovi soggetti sulle sue tele.
In seguito al suo viaggio l’artista ritrasse in alcuni dei suoi dipinti le coste di Napoli e Capri. Successivamente soggiornò in Lombardia della quale ritrasse i laghi e alcuni paesaggi. Il Lago di Como non poteva certo mancare essendo di una bellezza unica al mondo. Le sue opere sono splendide dipinte con sublime maestria, ricche di luci e di vita. Un artista di grande talento apprezzato da critica e pubblico.
Tornato in Austria, Arnegger si dedicò nuovamente ai paesaggi viennesi chiudendo la parentesi dedicata all’estero.
Artista talentuoso, dal tratto delicato e dal gusto cromatico sopraffino, Arnegger fu anche un padre modello, che istruì il figlio Gottfried alla pittura introducendolo nel mondo dell’arte.
Arnegger dipinse fino alla morte avvenuta a Vienna nel 1936.
Le sue opere sono conservate in numerose collezioni d'arte pubbliche e private in tutto il mondo: a Vienna, Amsterdam, Parigi, Stoccolma, Monaco, New York, Chicago solo per citarne alcune.



Maria Rollo: paesaggi lariani





Maria Rollo è nata a Bernalda un paesino della Basilicata nel 1961 ma si trasferisce e vive a Como. Fin da giovanissima è affascinata dal mondo della pittura come mezzo per esprimere le sue emozioni. Successivamente l' artista affina la sua tecnica ad olio ma incontra la necessità di nuovi stimoli, nuove ricerche ed ha necessità di andare oltre con la sua pittura, di esplorare nuove idee. 
Così dopo aver assistito ed amalgamato nel corso degli anni diverse visioni pittoriche l’artista si crea propria una tecnica particolare: una miscela di colori acrilici con materiali di edilizia che durante la stesura su tela o su tavola riescono a dare al soggetto un aspetto vivo, corposo e materico. Corolle di fiori diventano protagonisti assoluti su sfondi lisci e colorati; papaveri, girasoli, fiordalisi, ninfee...e tanti altri si susseguono in questa sua nuova espressione pittorica ed in esse ritrova entusiasmo e voglia di fare. 



I quadri di Maria Rollo emanano e fanno trasparire la sua dolcezza, la sua sensibilità manifesta, ma anche il suo carattere forte, creativo e deciso.

Il territorio lariano con i suoi bellissimi laghi ha sicuramente ispirato l’artista per i suoi paesaggi ricchi di luce. Il nostro blog ama l'arte e gli artisti che rappresentano, vivono e amano il Lago di Como.

Abbiamo preso le informazioni dal blog di Maria Rollo e vi lasciamo il suo link per poterlo visitare e per entrare in contatto diretto con l’artista per avere informazioni sulle sue opere.

martedì 25 ottobre 2016

I fantasmi del Lago di Como



Si avvicina la notte delle streghe, perciò vogliamo dedicare un post ai fantasmi del Lago di Como. In tutti luoghi ricchi di storia e che hanno visto il susseguirsi di epoche differenti esistono leggende e racconti che citano fantasmi, spettri ed apparizioni. Il nostro bellissimo lago è colmo di ville d’epoca meravigliose ed alcune hanno un passato molto misterioso… Inizieremo con un castello molto antico: il Castello di Vezio a Perledo. Già il suo nome Vezio che significa “vecchio” ci fa capire che stiamo parlando di una costruzione molto antica che risalirebbe al 195 a.C. In questa zona vivevano i galli, fino a che non furono annessi alla civiltà romana Grazie alla sua posizione dominante il castello di Vezio divenne un luogo difensivo di assoluta importanza. Nel 600 divenne dimora della regina longobarda Teodolinda, donna molto cattolica ed amata dalla chiesa.
La leggenda narra che questo luogo fu una delle sue ultime dimore e, sebbene morì e fu seppellita a Monza, si racconta che il suo spirito restò in queste mura e che nelle notti scure e senza luna lo si veda vagare per i corridoi e sulla torre del castello. Gli attuali gestori raccontano ancora oggi la storia e ne valorizzano l’importanza anche grazie a delle sculture di gesso e cartapesta che ricordano appunto un fantasma. Il castello si può visitare, non è molto grande ma gode di una vista che vi lascerà senza fiato. Inoltre ospita un centro di cura e addestramento per rapaci che permette al pubblico di conoscere, apprezzare e sostenere l’ antica arte della falconeria. Tornando ai fantasmi abbiamo cercato di raccogliere notizie dagli abitanti del posto ed un signore anziano molto simpatico ci ha confidato che suo nonno ricordava i racconti di molte persone risalenti soprattutto all’ottocento, quando il castello era di proprietà della famiglia Serbelloni, che sostenevano di aver visto una figura chiara esporsi dalla torre del castello in più occasioni durante le notti senza luna.



Ora passiamo ad una delle ville più famose del Lario… Stiamo parlando di Villa d’Este a Cernobbio. Oggi è un hotel a cinque stelle super lusso che ospita divi di Hollywood, politici, meeting e congressi di importanza internazionale, ma sappiate che nella villa si sono verificati anche fatti poco felici. L’origine del fantasma di villa d’Este nasce da un furto. La storia narra che negli anni 40 un ladro uccise una ricca signora per rubarle i gioielli e che arrivò a mozzarle le dita per recuperare i preziosi gingilli. La leggenda vuole che nelle notti di luna piena, la splendida figura della signora si aggiri per il parco alla ricerca dei suoi assassini per farsi restituire le dita mancanti. Anche in questo caso abbiamo chiesto a molti cernobbiesi e anche qui due o tre persone anziane ci hanno detto che qualcuno l’aveva vista. Uno di loro ci ha raccontato che un parente la vide aggirarsi all’interno delle rovine del castello presente nel parco dell’hotel e visibile anche dalla strada… Non contenta ed avendo molti contatti con clienti che visitano l’hotel da tempo immemorabile, sono andata ad indagare, ma non ho avuto molta fortuna. Nessuna traccia di avvistamento.. però devo dire che alcuni (che conoscevano la storia) mi hanno confidato che non amavano girare nel parco nelle notti di luna piena per paura di incontrarla .. Ci tengo a sottolineare che vivendo e lavorando da 40 anni a Cernobbio ho stabilito molti rapporti di amicizia e duraturi con tantissimi degli ospiti dell’albergo.. Giusto per far capire che non sono andata a dare fastidio agli ospiti in vacanza.Tuttavia una sera sono andata a cena a Villa d’Este… in una splendida notte estiva con tanto di luna piena ed ho gironzolato per il parco... Vi assicuro che questo luogo ha un fascino davvero unico! Capisco i turisti che adorano questo posto.. è davvero incredibile con o senza fantasma...



Restando a Cernobbio ho sentito parlare anche di una fantasma a Villa Erba, che farebbe le sue apparizioni sulla bellissima torre della villa antica, ma purtroppo non sono in molti a conoscere questa vicenda o meglio sono pochi quelli che ne conoscono i dettagli… Ho parlato con molti residenti da generazioni e molti lo hanno sentito nominare, ma nessuno mi ha saputo dare dettagli.

Stessa cosa vale anche per la villa che segue.. se dalla Riva di Cernobbio guardiamo verso l’altra sponda si vede la suggestiva Villa Troubetzkoy. Ora non so da dove nacquero questi racconti, ma ricordo che quando eravamo bambini ci dissero che la casa era stregata... storie misteriose legate ai fantasmi e c'era anche la versione con le bambole assassine... Forse era solo suggestione visto che la villa si presta benissimo al mistero grazie al suo aspetto decisamente originale. Inoltre era perennemente chiusa. Tute le finestre erano serrate. Ribadisco che non so chi creò questo mito di casa stregata.. ma ricordo che da bambini la osservavamo dalla piscina di Cernobbio con molto rispetto e un po’ di paura… e cercavamo di scorgere i cambiamenti soprattutto alle finestre.


Sempre in zona vi riproponiamo la storia della Bella Ghita e dell'avvistamento del fantasma di questa giovane fanciulla, che tornando da una visita ai parenti di Cernobbio sarebbe stata aggredita da un delinquente. Per sfuggire al suo aggressore lei si lanciò, lui la seguì e cadde  nel lago. La fanciulla invece si salvò restando impigliata tra gli alberi e i rovi grazie alle sue vesti. Nel 1946 venne riportata la notizia dell'avvistamento del fantasma di Ghita da un quotidiano locale con tanto di prove fotografiche di una leggiadra creatura bianca ondeggiante nei pressi del lago. A fine articolo vi ripubblicheremo il post. 

Andiamo  a Moltrasio dove, nella prima metà dell’ottocento, pare che una delle ville che costeggiano il lago fosse frequentata spesso dalla consorte del principe di Galles e dal suo amante. In una notte estiva uscirono in barca sul lago attratti dalla bellezza di quella limpida serata con una splendida luna piena… e si racconta che la barca non fece mai ritorno.. Venne ritrovata alcuni giorni dopo distrutta e senza traccia dei due innamorati. Molti sono i racconti che si tramandano da generazioni che affermano che nelle belle serate estive si sentano i lamenti di due persone, un uomo e una donna, provenire dal lago.

Ci spostiamo dall'altra parte del lago in zona Blevio perché a quanto pare qui risieda il fantasma di Giuditta Pasta. Giuditta Pasta era la prima donna del Teatro alla Scala ed amava ritirarsi a Blevio nei periodi di riposo. Bellissima la storia di Vincenzo Bellini, suo grande ammiratore che risiedeva a Moltrasio e che si recava in barca sotto le finestre della cantante, precisamente a Villa Roccabruna. Oggi questa villa ospita il resort di lusso Casta Diva, un luogo meraviglioso che rievoca tutta la magia di quell'epoca. Ad ogni modo sembra che il fantasma di questa donna eccezionale ami ancora il Lario e pare ancora lì e che sia stata avvistata in una villa vicina (non diciamo il nome) abitata dalla cantante Ivana Spagna. La cantante stessa ha affermato di aver visto il fantasma.



Proseguiamo in direzione nord per parlare di altri fantasmi : La Pliniana a Torno. Questa villa è magnifica credetemi. Avvicinarsi con la barca e guardare la sua maestosità dal lago è qualcosa di spettacolare, soprattutto in autunno con il cielo grigio e i colori della natura circostante che iniziavano a cambiare. Anni fa la villa era un po’ in decadenza e il fascino legato al mistero era decisamente amplificato. Oggi la villa ospita un residence di lusso. Comunque intorno a questo luogo aleggia ancora oggi la leggenda del fantasma che disturbava il suo primo proprietario, il governatore di Como Giovanni Anguissola, morto nel 1578. In modo particolare si racconta del fantasma del nobile Farnese, duca di Parma e di Piacenza che perseguitava il conte durante la notte con urla agghiaccianti, le stesse urla che lanciò quando fu assassinato da un delitto ideato proprio da Anguissola.
Il Conte era stremato da quest’incubo e una notte, sentendo il fantasma bussare al portone a lago, cercò di acchiapparlo, ma nell’atto di cattura scivolò nelle acque scure del Lario da dove si dice non sia mai più risalito. Nel 2013 dei sub, durante un’immersione di fronte alla villa ritrovarono una vecchia spada ossidata. Che fosse del conte??? Comunque ricordiamo anche un altro fatto ricco di fascino e mistero, quello della sorgente intermittente che sgorga da una roccia all'interno della villa e che fu visitata da Plinio e da Leonardo da Vinci, oggi nascosta e racchiusa dall'edificio. Inoltre c'è un altra bella storia: moltissima gente sostenne in passato di vedere fantasmi ebbene non erano pazzi ma non fu nulla di paranormale: il principe Enrico Belgioioso, era solito utilizzare la villa per i suoi incontri amorosi con Anna Berthier, principessa di Wagram e moglie del Duca di Plaisance. Ogni giorno, allo scoccare della mezzanotte, i due amanti si avvolgevano insieme in un lenzuolo bianco per tuffarsi dall'alto della loggia nel lago. La gente che viveva sulla sponda opposta pensò di vedere spiriti, ma erano le fughe teatrali dei due amanti.. 



Salendo a Nord e precisamente a Dongo si racconta di un’altra donna guerriera che ami attraversare il paese nelle notti di tempesta al galoppo. Come sempre abbiamo chiesto, soprattutto alle persone anziane e a coloro che abitano la zona da generazioni e una signora ci disse che sua nonna credeva a questa storia non perché avesse visto il fantasma, ma avrebbe udito più di una volta il rumore degli zoccoli di un cavallo sebbene non ci fosse nessuno sulla strada.

Spostiamoci a Como e parliamo del Castello di Baradello una delle opere architettoniche lasciate in Italia da Federico I . La cripta del maniero fu adibita a stanza delle torture soprattutto per quelli che erano accusati di stregoneria. Nel 1233 iniziò la lotta tra i Torriani e i Visconti e nel 1277, nella battaglia di Desio, i primi vengono sconfitti e Napo Torriani imprigionato ed appeso in una gabbia al Baradello, dove morì dopo 19 mesi di prigionia. Si narra che il suo fantasma si aggiri ancora agonizzante tra le mura della torre, così come anche quello di molti altri sventurati che vennero torturati e uccisi nella torre durante quegli anni. 


Ed ora lasciamo per concludere in bellezza proponiamo una villa davvero misteriosa anche se non è sul lago. Pensate che è una delle sette dimore abbandonate più infestate dai fantasmi non solo in Italia ma al mondo. E’ sicuramente più famosa negli USA che in qui, forse perché molti americani sono appassionati e affascinati dal paranormale. Stiamo parlando della spettrale Villa De Vecchi . Non so se crediate o no a queste cose, ma comunque questa casa fa già paura in foto :-). Questa dimora si trova in Valsassina, a Bindo, frazione di Cortenova (Lecco). Fu progettata dall’architetto Sidoli su commissione del Conte Felice De Vecchi, un grande patriota rinascimentale, capo della Guardia Nazionale dell’epoca a attivo nelle Cinque Giornate di Milano e all’ assedio di Gaeta nel 1861. I lavori di costruzione cominciarono nel 1854 e terminarono nell’estate del 1856.Parte della villa fu costruita con l’arenaria rossa, alla quale si deve uno dei suoi soprannomi: “La Casa Rossa” ed erano rossi erano anche i pavimenti, alcuni dettagli dei bellissimi affreschi che decoravano le pareti interne e i soffitti. Una dimora veramente insolita e molto spaziosa strutturata su cinque piani: c’erano infatti i sotterranei, adibiti a cantine, cucine e lavanderie. Al piano terra si trovavano invece le sale da pranzo e le stanze degli ospiti. Al primo piano c’erano le stanze padronali. Il secondo piano era usato per la servitù. E all’ultimo piano, nel progetto originale, doveva essere posizionato un osservatorio astronomico, che però non fu mai costruito. Vicino alla villa fu edificata anche la casa del custode, fatta costruire dal Conte attorno al 1860. Il conte De Vecchi era un appassionato estimatore dell’Oriente e della cultura mediorientale e questa passione è stata trasferita all’ architettura della casa ed presente ovunque negli archi del porticato, nel disegno delle finestre, nell’ intonaco esterno e nella cupola. Qui vi si trasferirono i custodi, la famiglia Negri. Tutt’intorno alla Villa fu creato poi un magnifico parco di 130 mila metri quadrati, con piante provenienti da tutto il mondo e venne costruita anche una fontana antistante la casa. Ebbene in questa dimora decadente e deturpata da vandali le testimonianze della presenza di fantasmi sono elevatissime e ci sono davvero moltissimi testimoni che affermano di aver sentito rumori, voci e suoni.
Qui abbiamo davvero un sacco di testimonianze. Dai racconti popolari è emerso che soprattutto durante le notti si odano voci e lamenti. Durante il solstizio d'estate si possa udire un lamento femminile molto chiaro proveniente dall'interno che probabilmente appartiene all'amante dello storico proprietario, che morì in questa casa. Inoltre si racconta che la villa fu luogo di numerose morti e di suicidi a cui le autorità non sono riuscite a dare una descrizione accurata .Oltre alle grida e ai lamenti sono moltissimi quelli che sostengono di aver sentito il suono di un pianoforte e nella villa è presente lo “scheletro” di questo strumento musicale. Ho conosciuto una persona che sostiene di averlo sentito bene e che si è pentito di non aver registrato un video con lo smartphone a conferma della propria teoria. Suggestione o no Villa De Vecchi è conosciuta in tutto il mondo e sinceramente ha un fascino terrificante. Però dispiace comunque vedere un edificio tanto bello che sta andando in rovina. La Casa Rossa è abbandonata, i muri esterni ricoperti di piante e quelli interni corrosi dall' umidità e purtroppo imbrattate da graffiti. La casa non è agibile ed è pericolante e non si può visitare. 




Per ora è tutto ma continueremo a cercare indizi su altre affascinanti e misteriose storie di fantasmi!!!
Buon halloween a tutti voi!!!






domenica 23 ottobre 2016

La Corte di Zizi - appartamenti vacanza in centro a Cernobbio



Oggi presentiamo un altro bellissimo luogo dove poter trascorrere una vacanza in tutta  libertà ed esplorare il lago di Como soggiornando in centro a Cernobbio. La Corte di Zizi dispone di tre bellissimi appartamenti in pieno centro storico, che si affacciano direttamente su una deliziosa corte privata che offre agli ospiti la possibilità di concedersi un momento di relax o cenare all’aperto. 





L’ingresso è arricchito da piante ornamentali ed erbe aromatiche, che possono essere utilizzate anche in cucina e rendono la corte ancor più caratteristica, accogliente e profumata. Gli alloggi hanno un angolo cottura completamente attrezzato, una TV a schermo piatto, e nella maggior parte dei casi sono dotati di aria condizionata. Gli ospiti possono usufruire anche gratuitamente della zona lavanderia in comune. 



La struttura si trova vicino a vari negozi e ristoranti, a soli 250 metri dal molo dei traghetti e a 10 minuti d'auto da Como. In poche parole, non manca nulla per passare delle giornate spensierate sul nostro splendido lago!!

Visitando il sito internet della Corte di Zizi potrete ottenere tutte le informazioni che cercate e vedere tutte le foto degli appartamenti. 

codice CIR 013065-CIM00002


La corte di Zizi di Dotti Alessandra
via Cavallotti, 13
22012 Cernobbio CO – Italia

domenica 9 ottobre 2016

Matteo Galvano - architAMORfosi -



Un artista davvero eccezionale, indipendentemente dal vostro gusto estetico o dal vostro concetto di arte. Matteo Galvano torna a stupire il pubblico con il progetto architAMORfosi: magnifici scorci urbani che si fondono, si intrecciano ad altre architetture creando qualcosa di assolutamente nuovo e all’avanguardia. Il grande talento di Matteo Galvano è indiscutibile e la sua esecuzione rigorosamente a mano libera con la sua fedele penna a biro lascia letteralmente senza fiato.

Le opere di Matteo Galvano stanno facendo il giro d’Europa con la Biennale d’arte contemporanea JCE e stanno riscuotendo moltissimo successo.
Con il progetto architAMORfosi l’artista propone una sorta di “città ideale” con l'obiettivo di unire due luoghi geograficamente distanti, per far vivere nello spettatore molteplici emozioni allo stesso tempo. I tratti continui e ripetitivi della penna di Galvano ci donano paesaggi che offrono uno spunto riflessione silenziosa che si unisce al turbinio e al caos dei suoni urbani. Due visioni contrastanti unite in modo meraviglioso ed unico. Vi proponiamo alcune opere del progetto ed in particolare un capolavoro assoluto che vi presentiamo con il testo critico della bravissima Roberta Macchia, critica d’arte ed organizzatrice di eventi:


Torre del Filarete(Milano),Tower Bridge(Londra) e Hearst Tower(NewYork)/ penna biro nera su carta cotone/80x180 cm.



Testo critico: Roberta Macchia

In quest'opera sono TRE gli elementi architettonici di grande spicco e rilievo sia a livello storico sia strutturale.
In ognuno di essi é importante notare la ricorrenza della parola "Tower-Torre" che ha particolarmente affascinato l'artista in quanto da sempre considerata simbolo di FORZA e COSTANZA.
Lo studio sulla fusione dei 3 elementi mira al raggiungimento di un melodioso dialogo tra "vecchio" e "nuovo".È proprio questo il concetto primario voluto per la costruzione di HEARST TOWER che, a distanza di circa 70 anni,si è ultimato in un perfetto connubio grazie al progetto dell'architetto Norman Foster.
Argomento da non trascurare per quest'opera è anche il restauro attraverso il quale la cultura del passato trova continuità nel presente proprio come avviene per la TORRE DEL FILARETE con gli interventi di Luca Beltrami ,al quale andò il merito di aver salvato il Castello Sforzesco dando ad esso nuova vita e rendendolo più piacevole agli occhi dei Milanesi che fino a quel momento lo consideravano unicamente fortezza degli Austriaci.
Il tutto è unito dal Ponte Mobile sul fiume Tamigi(TOWER BRIDGE) simbolo di importanti attraversamenti e legami infiniti.Esso si apre solo e soltanto grazie alle DUE Torri capaci di sostenerne INSIEME il meccanismo di sollevamento. Qui, così come nella vita di ogni coppia, solo insieme "i due Perni" consentono i movimenti più Rapidi e Precisi.

ALTRE OPERE




Potete seguire e contattare l'artista;







martedì 4 ottobre 2016

miti e leggende: Il mostro del Lago di Como

Amici quanti di voi sono attratti da mostri, leggende e racconti misteriosi ?  Ebbene sappiate che anche intorno al nostro bellissimo lago si cela una leggenda...
Se pensiamo a mostri lacustri è inevitabile focalizzarsi sul mostro di Lochness ovviamente, ma anche il lago di Como nasconde un segreto da molti anni.. Molte persone dichiarano di essere stati testimoni di  avvistamenti di una creatura enorme e molto particolare... Il nostro lago non affascina solo per la sua bellezza e non si può totalmente escludere la presenza di una creatura nel Lario, poiché è davvero molto profondo, ricco di grotte e possibili nascondigli per noi quasi irraggiungibili. A quanto pare il primo avvistamento del mostro del Lario alias Larrie risale al 1946 esattamente 70 anni fa e come accade in ogni leggenda che si rispetti ci sono moltissime descrizioni diverse dell'essere sconosciuto... Enorme lungo 10 metri o decisamente più piccolo e con una forma completamente differente. Con muso lungo, corto, pinne, coda e chi più ne ha più ne metta.. Ad ogni modo qualcosa di vero ci deve essere per forza. Il primo avvistamento fu in alto lago nelle acque del Pian di Spagna e da allora le apparizioni si susseguirono frequentemente,  forse mosse anche da suggestione popolare. Nel 1954 fu avvistato uno strano animale vicino ad Argegno con il muso pronunciato, la parte posteriore del corpo arrotondata e le zampe palmate. In questo caso la bestiola era piccina, ma  decisamente inusuale.. Uno degli episodi più curiosi accadde nel 1957  a Dongo dove venne avvistato un animale enorme da più di un testimone. La gente era così sicura e preoccupata che  successivamente fu effettuata una spedizione di biologi i quali confermarono di aver visto uno strano animale con la testa allungata e corpo affusolato, ma di non aver capito di cosa si trattasse... Altri avvistamenti sono stati registrati nel corso degli anni e uno degli ultimi risale al 2003. Cosa avranno visto? C’è davvero una creatura mostruosa nel lago? E’ bene sapere che nel lario possono vivere dei pesci che possono raggiungere delle dimensioni inquietanti come le carpe ad esempio, che possono essere confuse con qualcosa di meno comune, oppure qualche animale esotico magari scappato da un privato   che possa aver trovato ristoro nelle acque del lago. Chi può dirlo… Aspettiamo con altre segnalazioni ed avvistamenti. Riguardo a Larrie alcuni esperti sostengono che potrebbe trattarsi di un lariosauro, una creatura realmente esistita, un rettile acquatico vissuto più di 200 milioni di anni fa. I suoi resti fossili sono stati ritrovati in tutta Europa e non ci crederete, ma uno dei primi esemplari di fossile fu scoperto proprio sul nostro lago, a Perledo, nella prima metà dell’ottocento. Questo contribuisce ad alimentare la credenza popolare sul nostro possibile “mostro” e ci piace dire che il bello delle leggende è che a volte sono vere… 


venerdì 30 settembre 2016

Caterina Ruggeri: grande artista del colore





Oggi presentiamo una pittrice comasca che sta riscuotendo grande successo. Caterina Ruggeri ha iniziato il suo percorso artistico e si è avvicinata alla pittura nel 2004 nel bel mezzo della sua gloriosa carriera quale direttore del settore creativo e stilistico dell’azienda serica di famiglia. Si è accostata che l’arte e la pittura hanno sempre fatto parte di lei, ha seguito il suo istinto ed ha iniziato a trasferire su tela le sue emozioni, le sue vedute, le sue particolarità. Per dare una direzione alla sua esuberante vena artistica ha trovato un contributo solido e un punto di riferimento in Pierantonio Verga con il quale ha completato la sua formazione all’Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Como.



 Caterina Ruggeri ama ed è rapita dal fascino dell’Oriente che influisce positivamente sulle scelte stilistiche delle sue opere. Uno dei temi predominanti più amati dall’artista sono gli orizzonti, il mare, il lago, le montagne; dove il paesaggio è il punto di partenza . I suoi dipinti hanno come tema principale le riflessioni sullo spazio e si distinguono per potenza, prospettiva e per sapiente uso del colore. Opere davvero ben fatte che appagano l’occhio e la mente del pubblico. Caterina Ruggeri osa e ci stupisce con colori intensi in cui prevale spesso la presenza degli azzurri, verdi, ocra e con la sua capacità di saperli domare e metterli in luce, anche attraverso graffi ben equilibrati che conferiscono rilievo e vita ai dipinti. Dipinti con una matericità solida che spesso non è data da pennellate, ma dall’uso delle mani o della spatola. Una sorta di costruzione, la costruzione di un'opera d'arte voluta, amata in cui si cela tutta la forza di questa grande artista. 




Caterina Ruggeri è davvero una pittrice che potrà donare molte soddisfazioni al pubblico, alla critica e al panorama artistico italiano.

Tra le sue mostre segnaliamo quelle tenute tra il 2010 e il 2014 a Como nella ex chiesa di San Francesco, nella ex Chiesa di San Pietro in Atrio e presso il Chiostrino di Sant'Eufemia . Nel 2011 espone q Domodossola a Villa Caselli. Ha inoltre partecipato a “La causa delle cose”, una mostra-spettacolo dedicata a Nicolas De Stael che si è svolta presso il Teatro Libero di Milano nel 2014, anno del centenario della nascita del pittore francese. Nel 2016 ha partecipato allo Spoleto Art Festival. Tra le personali più recenti, quelle nella sede centrale di UBS a Lugano nel 2015 e presso il Broletto di Como nel 2016.
Vive e lavora tra Como e Lugano.



Per avere info collegatevi con il sito della pittrice: http://www.caterinaruggeri.it/






















Quando non ho più blu, metto del rosso.
(Pablo Picasso)


martedì 27 settembre 2016

Fondazione Stefano Borgonovo: sosteniamo la ricerca



Ogni forma di comunicazione anche quella fatta da un piccolo blog può e deve servire a qualcosa di importante. E nel nostro piccolo vogliamo ricordare ed invitare tutti a sostenere una causa nobile. Sto parlando della Fondazione Stefano Borgonovo Onlus il cui scopo è la promozione della ricerca scientifica in ogni sua forma, in ambito medico, riabilitativo, l’assistenza psicologica e l’elargizione di contributi per l’assistenza domiciliare ed ospedaliera a favore dei malati della schifosa maledetta ..........(stronza è troppo poco). Sto parlando della Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA). La chiamo così, per non dire di peggio, perché la persona che sta scrivendo questo post ha vissuto in prima persona il calvario di avere in casa questa terribile malattia. Una malattia che si è portata via grandi uomini e grandi donne in un modo così cattivo e devastante da lasciare basiti, sorpresi e impotenti. Stefano Borgonovo era uno di questi. Un grande uomo! Un grande campione! Un campione di coraggio e di dignità! Un leone che ha lottato fino alla fine! Nato a Giussano nel  1964 esordì in Serie A a 18 anni poi vestì i nostri colori nel 1982 con la maglia del Como. Nel 1986 venne acquistato dal Milan, ma rimase a Como per altre due stagioni per poi essere dato in prestito alla Fiorentina. Qui formò  insieme a Roberto Baggio una coppia d’attacco indimenticabile! 


Nel 1988 venne chiamato in Nazionale. Nella stagione 1989-90 vestì la maglia rossonera giocando con il trio dei super olandesi e con un decisamente e meritatamente noto Marco Van Basten come idolo della squadra, Stefano riescì comunque a mettersi in mostra e non fu  cosa da poco.. Purtroppo subì  un grave infortunio al ginocchio che lo tenne spesso fuori dal gara. Lottando come un leone tornò a pieno regime ancora nella Fiorentina, per poi giocare con le maglie di Pescara,Brescia e Udinese. Chiude la sua carriera 1996. Nel 2000 iniziò da Como la sua carriera da allenatore dei settori giovanili, poi nel 2005 diede l'addio al mondo del calcio. Purtroppo nel 2008 ci fu l'annuncio: dichiarò di essere stato colpito dalla sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e di non essere in grado di parlare se non per mezzo di un sintetizzatore vocale. Negli anni successivi Borgonovo fu insignito di importanti riconoscimenti quali l ‘Ambrogino d’Oro a Milano nel 2008, l’Abbondino d’Oro a Como nel 2009 e il Fiorino d'oro a Firenze nel 2010. Nello stesso anno nasce la Fondazione Stefano Borgonovo Onlus, che sostiene la ricerca per provare a combattere e vincere la SLA. Nel corso degli anni la Fondazione ha dato vita ad una serie di iniziative per la raccolta fondi, con partite benefiche organizzate allo stadio Franchi di Firenze e a San Siro a Milano. 



Sin dall’ inizio, la Fondazione si é impegnata ad attirare l’attenzione delle istituzioni e a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla Sclerosi Laterale Amiotrofica, una malattia neuro-degenerativa progressiva per la quale non esiste una cura. Credetemi, solo chi contrae o chi si trova a stretto contatto con qualcuno che abbia la SLA può capire davvero che razza di inferno sia. E’ davvero una cosa tremenda!! Quando diagnosticarono questa malattia nella mia famiglia non avevo nemmeno idea di cosa fosse e non sto parlando degli anni 20. La mia esperienza è recente,  ne avevo sentito parlare, ma non sapevo a cosa stavamo andando incontro. Non sapevamo che avrebbe stravolto tutto le nostre vite! Per questo è importante che la gente sappia e soprattutto è importante trovare una cura o cercare di trovare una forma di prevenzione. Qualsiasi indizio o passo in  più può fare la differenza per una persona malata e per le persone che le sono vicine. Ci sono troppe domande riguardo alla Sla che non hanno risposte! Per questo è importante aiutare queste fondazioni. Se non in modo materiale con donazioni di denaro, potete farlo con il volontariato, con il supporto morale, con la sensibilizzazione anche solo parlandone.. Non si tratta sempre solo di soldi. Basta anche solo non ignorare che queste cose esistono e possono capitare a tutti!  Qui ho scelto di parlare della Fondazione Borgonovo anche in onore della persona vicina a me perché lo adorava ed era un suo grande ammiratore e perché so di cosa sto parlando conoscendo la maledetta........ ma tutte le fondazioni che dedicano tempo e fatica per aiutare gli ammalati sono da prendere in considerazione. Alla guida della Fondazione Borgonovo c’è una grande donna: Chantal, la moglie di Stefano ed i suoi quattro figli che ogni giorno si impegnano nella raccolta fondi da destinare alla ricerca e trasmettere a il messaggio del loro campione agli ammalati perché non mollino mai, perché non perdano la speranza, perché trovino la motivazione per non lasciarsi abbattere! Non ci sono commenti da aggiungere su quanto sia speciale questa famiglia! 


Grazie alle persone come loro la ricerca può fare molti passi in avanti e noi tutti possiamo dare un piccolo contributo in qualsiasi modo anche solo con la positività e con la voglia a di non mollare mai...
Como amava molto Borgonovo e nonostante un iter decisamente lungo, fra burocrazia e qualche ritardo è stato inaugurato il Largo Stefano Borgonovo : il piazzale a davanti allo stadio di Como, la squadra dove aveva debuttato nelle giovanili e da dove era decollata la sua brillante carriera. Un ricordo toccante e sentito dedicato al nostro grande campione proprio nel giorno del suo 52° compleanno. Una dimostrazione di affetto sincero per tutto ciò che ci ha lasciato. Grazie !


Per entrare in contratto con la Fondazione Borgonovo visitate:

http://www.fondazionestefanoborgonovo.it/
oppure con la pagina facebook

https://www.facebook.com/Fondazione-Stefano-Borgonovo-Onlus-224760947726143/



(l.m.)

Betto Lotti: grande esponente del Novecento Italiano



Oggi presentiamo un grande artista legato al territorio lariano anche se ligure di nascita e toscano d'adozione..

BETTO LOTTI nasce a Taggia il 12 luglio 1894. Trascorse la sua giovinezza a Firenze. Conseguì la maturità artistica e frequentò l’Accademia di Belle Arti e si inserì in ambienti artistici influenti dove conobbe Soffici, Achille Lega, Primo Conti e Ottone Rosai che divenne suo grande amico. Fu proprio con Rosai che espose per la prima volta nel 1913 presso la Galleria Cavour ottenendo un grande successo di pubblico e critica. Durante la mostra le opere dei due artisti saranno “giudicate” da visitatori d’eccezione quali Marinetti, Boccioni, Carrà che ne apprezzeranno la notevolmente le qualità e le novità stilistiche-pittoriche innovative. 




Betto Lotti partecipa attivamente alla vita culturale del capoluogo toscano dedicandosi a numerose tecniche artistiche dall’acquaforte alla grafica, dall’acquarello alla pittura ad olio, lavora come disegnatore e modellatore di plastici topografici all’Istituto Geografico Militare e realizzerà anche scenografie per il Teatro Comunale di Firenze… un artista completo e un grande professionista.

Nel 1936 l’artista si trasferisce a Como. Qui continua la sua ricerca pittorica, insegna educazione artistica e ricopre anche il ruolo di vice presidente della Società di Belle Arti il tutto portando avanti contemporaneamente il suo impegno di pittore.



Sicuramente la bellezza del territorio Lariano e del Lago di Como ispirarono positivamente l’artista che parteciperà ad un notevole numero di mostre personali e collettive. Ovviamente frequentando e amando il mondo artistico porteranno il maestro Lotti a conoscere i grandi astrattisti comaschi quali Rho, Radice, Galli e Badiali. Egli non aderisce alle teorie rivoluzionarie degli amici astrattisti, ma indubbiamente la sua arte risente della loro influenza. Infatti l’artista cambia il suo stile artistico e la sua pittura si fa più attenta alle forme.

Muore improvvisamente nel 1977.

Recentemente si è svolta a Como una mostra antologica a lui dedicata intitolata “Da Firenze a Como, viaggio nell’arte di Betto Lotti” … una mostra bellissima!

Per restare sempre aggiornati su questo grande esponente del Novecento italiano visitate il sito


http://www.bettolotti.it/


domenica 25 settembre 2016

Banksy : grande esponente della street art

Non so perché le persone siano così entusiaste di rendere pubblici i dettagli della loro vita privata, dimenticano che l'invisibilità è un super potere…. Banksy


Con questa frase famosissima offriamo un  post dedicato a lui, uno degli artisti più amati e odiati del nostro tempo. Nessuno sa il suo vero nome anche se recentemente degli studiosi della Queen Mary University di Londra hanno dichiarato la sua identità (chissà se sarà quella giusta…). Noi non la riportiamo perché ci piace l’alone di mistero che circonda questo personaggio.. Sto parlando di Banksy, un artista che proviene da Bristol e che la sua irriverenza, la sua strafottenza e per il mistero legato alla sua identità è diventato un vero e proprio fenomeno. Banksy pone la sua arte sui muri e sulle pareti di edifici in tutto il mondo. Con le sue opere “da strada” provocatorie è un artista che fa arrabbiare, riflettere e che scuote l’opinione pubblica. Che sia amato o odiato ormai è famoso praticamente ovunque! Le sue opere sono spesso orientate verso temi politici, morali e toccano argomenti delicati e sempre con un tocco di satira e spesso di ironia. Per la realizzazione adotta tecniche differenti e fu uno tra i primi ad usare gli stencil con una certa frequenza tanto da diventarne punto di riferimento anche per molti altri artisti di strada. Una delle cose che sinceramente mi colpisce di più è la sua capacità di infilarsi nei musei per esporre le sue opere accanto alle presenti. Questa è a nostro parere la sua abilità più grande. Come fa? Possibile che nessuno lo veda? Banksy è un artista a 360 gradi che non utilizza solo la sua creatività esponendola solo sui muri grazie a stencil, spray, tele ecc. Il suo cortometraggio Exit through the gift shop è davvero un piccolo capolavoro e consiglio a tutti di guardarlo. Nel 2010 è stato candidato all’Oscar. Nel film diretto proprio da Banksy con l'aiuto di Fairey, le sue interviste si susseguono a quelle di altri esponenti di spicco della street art. Nel film c’è anche Thierry Guetta ex proprietario di un negozio di abbigliamento e videoamatore “ufficiale” degli artisti di strada.. influenzato ed introdotto in quel mondo dal cugino alias Invader (un altro grandissimo esponente internazionale della street art ) si trasformerà a sua volta in artista con il nome di mr brainwash, ma non aggiungo altro per non rovinare la visione del film….


Ma torniamo a Banksy. Per capire e comprendere l’artista bisogna vedere o conoscer qualche sua opera. Io ne aggiungerò alcune famose anche se purtroppo non sono più tutte disponibili al pubblico… Andiamo a Londra dove a Chalk Farm appena fuori dall’uscita della Northern Line si trova Chalk Farm Maid, lavoro molto famoso anche se purtroppo è quasi del tutto cancellato. A pochi passi dalla BT Tower nel centro di West End e dalla fermata della metropolitana di Googdge Street troverete l’opera If Graffiti Changed Anything. 

 

Nella zona nord di Londra troviamo I don’t believe in global warming” a Regent’s Canal.

Sempre nella zona Nord di Londra c’era Child with bunting ora cancellata, a Notting Hill il famoso Graffiti Painter. Uno dei più recenti era su un muro di fronte alla sede dell’ambasciata di Parigi nel Regno Unito, a Knightsbridge, nel centro della Londra ed purtroppo è stato subito coperto. Si trattava di un ritratto di Steve Jobs su un muro della Giungla di Calais, l’enorme baraccopoli dove vivono i migranti che dalla Francia provano a raggiungere il Regno Unito. Jobs aveva in mano una sacca e un vecchio computer Apple, in riferimento al fatto che il padre biologico dell’informatico era un rifugiato siriano che emigrò a New York negli anni Cinquanta. 



Ci fermiamo con le opere londinesi e ci spostiamo a Bristol dove c’era Mobile Lovers: una coppia di innamorati che mentre si abbracciano curano le notifiche sullo smartphone. Diciamo c’era perché poche ore dopo la realizzazione è stata rimossa e presa in custodia da un pub di Bristol dove era visibile pagando. E’ incredibile.. Mi frego un’opera e la faccio pagare per guardarla.. Successivamente è stata venduta. E’ pazzesca la reazione che l’artista provoca nelle persone: il fatto che molti stacchino le opere di quest’uomo dai muri che sia per amore dell’arte, per rabbia, per polemica o per avidità e per guadagnare dei soldi rubando un bene lasciato pubblico fa di lui un genio un personaggio leggendario. Molta gente lo critica… più lo fanno più aumenta la fama.. In poche parole il suo successo cresce i proporzione alle critiche alle coperture e ai furti.



Lasciamo Londra… andiamo altrove … il gatto siberiano ritratto a Gaza che fa parte di una serie di quattro opere, di un viaggio e di un video documentario che voleva mostrare la situazione della striscia di Gaza dopo la guerra con Israele del 2014.

Non vado avanti altrimenti la lista sarebbe discretamente lunga.. Comunque per concludere una delle sue ultime opere è apparsa sul muro di un edificio sulla Long Island Expressway, lungo la strada dell'aeroporto J.F. Kennedy, precisamente tra Borden Avenue e la 35ª strada a New York un lavoro che faceva parte della performance itinerante Better out than in…

La Grande Mela è stata protagonista di un altro film- documentario di Banksy che ovviamente vi consiglio di guardare. Banksy does New York! Un film che stavolta non è stato voluto dall’artista ma che racconta e testimonia il delirio e il fermento che si scatenò nell’ ottobre del 2013, quando Banksy realizzò numerosi lavori e installazioni nei cinque distretti di New York. Il film è stato prodotto dall’emittente televisiva americana HBO con la regia di Chris Moukarbel per raccontare il mese di follia che ha interessato i fan di Banksy, che hanno documentato con video e fotografie la la performance itinerante ‘‘Better Out Than In”. Better Out Than In era in sostanza una personale all’aria aperta, che prevedeva un’opera al giorno realizzata da Banksy in un luogo a sorpresa… Intorno a questo evento si è formato un clima pazzesco.. Io adoro Banksy!!! Adoro la potenza di questo artista e quello che provoca nelle persone! Lo adoro!




E in Italia? Ebbene sappiate che per ora le uniche opere di Banksy sono a Napoli. L’artista realizzò una prima opera in Via Benedetto Croce ma fu cancellata e coperta da un altro writer . A Piazza Gerolomini, in pieno centro storico di esiste però un’altra opera una Madonna by Banks. Aspettiamo che l'artista torni in Italia...

Grazie Banksy e grazie agli artisti di strada… quelli veri..

L’artista di strada ama ciò che fa, ha talento ha qualcosa da dire e da lasciare a tutti noi. La sua è arte! Non è vandalismo. Il vero artista non rovina e non violenta opere d’arte e monumenti. Il vero artista rende la città più bella. L'arte è bellezza, l'artista un creatore di bellezza. Chi  distrugge, sporca, rovina non è artista...

sabato 24 settembre 2016

Consonno: paese irreale e suggestivo



Una storia che affascina ed incuriosisce tutti… nessuno escluso… un borgo antico… il sogno di successo… una Las Vegas made in Italy… un luogo dimenticato… Stiamo parlando di Consonno, una frazione del comune di Olginate, in provincia di Lecco. Un luogo su cui mise gli occhi un eccentrico industriale milanese il conte Mario Bagno, che nel periodo del boom economico ebbe l’idea di investire i suoi soldi in questo piccolo paese per farne una sorta di parco giochi. Il luogo lo affascinava molto: la bellezza della zona e la vicinanza con Milano, Lecco e Como lo rendevano ideale per il suo progetto. Come spesso accade chi possiede il potere dettato dal denaro può avanzare pretese folli e per poter realizzare questa idea giocosa fu necessario abbattere tutte le costruzioni dell'antico borgo allora esistente. Ovviamente anche gli abitanti non erano previsti come comparse nella sua Las Vegas… così quando si resero davvero conto di cosa stesse succedendo iniziarono ad abbandonare il borgo. I poveri illusi pensarono si trattasse di una sorta di miglioria per il loro paese… Invece il Conte ambizioso e megalomane si curava solamente di portare avanti la sua idea a qualsiasi costo; in poche parole spazzò via tutto. Gli unici edifici che rimasero in piedi furono la chiesa risalente al XIII secolo, la canonica e il cimitero. Ovviamente nella sua idea le costruzioni dovevano essere lussuose e dalle forme più strane, Consonno doveva lasciare tutti a bocca aperta così nel 1968 costruzioni decisamente al limite del kitsch con richiami a diverse culture: un castello medievale, una pagoda cinese, un minareto. E poi ancora una balera, hotel lussuosi, campi da calcio, luna park, casinò, zoo e avanti.. la brama di quest’uomo non conosceva limite. Voleva pure costruire una pista automobilistica. Le vecchie case vennero sostituite da palazzi. Consonno diventò un baccanale un centro divertimenti. Poi la natura , forse anche la violenza degli interventi effettuati dal Conte sul territorio (spostò perfino una collina per migliorare la visuale), reclamò il suo spazio con prepotenza. Nel 1976 una frana distrusse completamente la via che da Olginate conduceva a Consonno, decretandone la fine. Cinque anni dopo Il Conte Bagno tentò di riparare ma ormai i turisti non tornarono più e anche parecchi abitanti rimasti nella iniziarono ad andarsene. Tutte le strutture caddero in rovina senza l’adeguata manutenzione. Nell’ ottobre del 1995 il Conte Bagno morì all'età di 94 anni. Negli anni successivi Consonno divenne un luogo malfamato dove i pochissimi abitanti si ritrovarono a dover fare i conti con giovani alle prese con alcool e droga. Via libera all’abbandono! L'atto finale della storia di Consonno si ebbe durante un rave party nell’estate del 2007, praticamente una sorta di degenero in cui molte strutture furono ulteriormente danneggiate, rese pericolanti e sommerse da graffiti. Oggi il “paese” si raggiunge percorrendo una strada in salita attraverso un bosco . Le strade comunali sono percorribili a piedi, ma ci sono delle sbarre che impediscono l'accesso alle automobili e vengono alzate solo durante gli orari di apertura del cimitero. Molti degli edifici rimasti sono pericolanti e non è consentito l'accesso per motivi di sicurezza. L’atmosfera che si respira è a dir poco onirica. Questo luogo tanto suggestivo ha attirato anche il mondo cinematografico e pubblicitario. Infatti sono stati girati molti cortometraggi, spot e video musicali. A questo proposito postiamo il fantastico e potentissimo video dei Methedras girato proprio a Consonno. Consonno è spettrale, suggestiva, strana, misteriosa ma non è una città fantasma: nel 2007 fu fondata l'associazione "Amici di Consonno" un ente che si occupa di tutelare e far rivivere questo luogo. L’associazione è composta da volontari e da persone del posto che amano questo luogo e si impegnano costantemente per si occupa di tutelare il borgo prendendosi cura del verde e organizzando eventi. Un impegno ammirevole. Potrete  saperne di più visitando il sito http://www.consonno.it/home.htm o la pagina facebook Amici di Consonno.


Alcuni video e spot girati a Consonno: 


Il potentissimo video " Deathocracy" dei Methedras girato a Consonno


Il video Carillon di Mr Rain


Videoclip BMW find your Ex1t




mercoledì 21 settembre 2016

Eleganza a 5 stelle: "Il Sereno" resort - Torno - Lago di Como

Un albergo lussuoso e sorprendente ecco "Il Sereno" resort di Torno. Un edificio moderno e dal design accattivante che sorge sulle rive del Lario. Un hotel 5 stelle che non deluderà sicuramente le aspettative dl pubblico. Luis Contreras è il proprietario di questo luogo da favola e anche del famoso resort gemello "Le Sereno" a Saint Barth.
Il Sereno è stato selezionato da alcune delle testate internazionali più famoso tra i 25 migliori alberghi al mondo 2016.
Lo scenario unico del Lago di Como farà da cornice alle trenta lussuosissime suite, tutte con vista lago, firmate dalla designer spagnola Patricia Urquiola. A disposizione degli illustri ospiti una piscina sospesa sul lago, una spiaggia privata, un ristorante raffinato e imbarcazioni Ernesto Riva per gli spostamenti degli ospiti sul Lario. Il ristorante porta la firma dello chef Andrea Berton, autore di una cucina raffinata e complessa. 


Ma non finisce qui perché l'azienda offre anche a meno di 1 Km dal resort il complesso di Villa Pliniana dove Sereno Hotels ha firmato un contratto di gestione ventennale con la proprietà già fruibile e completamente ristrutturata, con 19 camere da letto negli appartamenti nell’edificio principale e 3 ville indipendenti che possono accomodare fino 39 ospiti. La Spa privata con piscina vista lago, le sale da ballo e i rigogliosi giardini sono cornice perfetta per matrimoni ed eventi di altissimo livello. 



Per informazzioni e prenotazioni visitate:

http://www.ilsereno.com/

http://villapliniana.com/it/

venerdì 24 giugno 2016

ECO - mostra personale di Erika Trojer - 10 giugno / 10 settembre Casa Brenna Tosatto - Campo di Lenno



Consigliamo vivamente a tutti di visitare la mostra dell'artista Erika Trojer, poiché non resterete certo delusi.

Erika Trojer è una regina nell'arte della rinascita e del riuso ovvero l'applicazione del principio secondo il quale nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma e questa incredibile artista ci riesce con risultati davvero sorprendenti. Le sue opere lasciano letteralmente senza fiato: contemporaneità, design, bellezza, novità. L'artista ha un notevole senso estetico ed armonico ed è sicuramente la base delle sue creazioni, unito alla continua ricerca di tecnica, materiali e supporti originali. Il risultato è davanti allo spettatore che non può restare deluso da cotanta inventiva e precisione. Le opere di questa bellissima donna sono tutte da scoprire e il modo migliore è sicuramente visitare la mostra ECO presso la villa Brenna Tosatto a Lenno.

Erika Trojer è nata a San Candido in Alto Adige il 16 Maggio 1968. Dopo le scuole superiori si trasferisce a Milano, dove inizia la carriera di modella, un' attività che la porterà a viaggiare in tutto il mondo. Ha lavorato nel campo della moda campo della moda per importanti case come Versace, Jil Sander ed molti altri. Nel 1997 si trasferisce a Cernobbio, sul Lago di Como. dove vive con i due figli ed il marito. Qui ha avuto inizio la sua passione artistica lavorando nel suo bellissimo atelier ricavato da un vecchio forno recuperato e trasformato con grande passione.




ERIKA TROJER




ECO




CASA BRENNA TOSATTO - CAMPO DI LENNO




Per conoscere meglio l'artista visitate il sito http://www.erikatrojer.com/