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martedì 6 giugno 2017

Jean Baptiste Camille Corot: uno dei più sensibili paesaggisti dell'Ottocento




Oggi parliamo di arte e più precisamente di Camille-Jean-Baptiste Corot conosciuto anche come Kamill Koro, Kamill Korot, Pere Corot, nato a Parigi il 17 luglio 1796 e figlio di un mercante di stoffa e di una modista, i quali prevedono per lui una vita dedicata al tessile. Dovettero cedere quando si trovarono di fronte al talento e all’interesse che il figlio mostrava verso  il disegno e la pittura e nel 1817  ed  lo appoggiarono per allestire uno studio nella loro casa a Ville-d'Avray .
In seguito si iscrive al laboratorio di Jean Victor Bertin, che lo introduce alla corrente neoclassica  e comincia a dedicarsi alla pittura all'aria aperta. Essendo benestante di famiglia Corot dipinge per passione e per soddisfare la sua sete di arte, senza preoccuparsi di dover incontrare il riscontro del pubblico, dei galleristi e dei mercanti.

Nel 1825 Corot intraprese un   lungo viaggio in alcune  città di alto interesse artistico considerato quasi d'obbligo allora per i paesaggisti (gran tour) ed ovviamente la prima meta fu l’Italia: il paese dove la sua maturazione artistica giunse a una svolta decisiva e dove eseguì più di  duecento disegni e oltre cento  dipinti in meno di tre anni. La bellezza del paesaggio italiano era una fonte continua di ispirazione e voglia di fare. 





In Italia ebbe l'opportunità di ammirare città come Roma e Tivoli, dove rimase senza fiato contemplandone il grande patrimonio artistico. Nel 1828 visitò Napoli e si accostò alla scuola di Posillipo, per poi fare a tappa a Venezia prima di rientrare in Francia . A catturare l'attenzione di Corot in Italia non vi fu solo la bellezza del territorio e le architetture, infatti il pittore rimase  colpito ed ammaliato anche dalla bellezza delle donne italiane. Fu una distrazione a cui fu difficile resistere, ma egli continuò a dedicarsi con la massima attenzione al suo operato artistico.

Tornò in Francia  e passò anni dedicandosi alla pittura. Nel 1829 si recò a Barbizon, una cittadina nei pressi della  foresta di Fontainebleau, per poterne ritrarre le bellezze naturali. L' anno successivo entrò in contatto con un gruppo di pittori appassionati di pittura all’aperto come lui : Théodore Rousseau, Constant Troyon, Jean Francois Millet, Charles Francois Daubigny e Paul Huet e fondarono insieme la scuola di Barbizon, apportando inconsapevolmente un profondo rinnovamento nello studio dal vero e nella pittura paesaggistica sia dell’epoca che odierna. Per Corot fu un periodo assai produttivo dal punto di vista artistico, ma durante l’esposizione dei suoi dipinti nelle varie occasioni pubbliche l'accoglienza del pubblico verso i suoi lavori non fu entusiasmante, una delusione che lo porterà a tornare nuovamente in Italia. 



Corot torna nel bel Paese nel 1834, soggiornando prima a Venezia e successivamente in Toscana apprezzandone la natura selvaggia e i colori suggestivi. Sulla strada del ritorno si fermò in Lombardia e rimase incantato dal lago di Como. In particolare apprezzava i colori e l’atmosfera del lago avvolto nella leggera foschia, una situazione visiva ed emozionale che cambierà ed influenzerà la sua arte in modo decisivo e positivo. Le leggere foschie che il pittore osservava sul lago di Como risvegliano in lui il gusto verso orizzonti e  paesaggi avvolti nella nebbia. La sua sosta in questo luogo magico cambiò totalmente il corso della sua carriera. Nonostante il precedente e scarso riscontro di pubblico verso le sue opere, trovò grazie ad altri dipinti un grande e famoso ammiratore: Charles Baudelaire che difese il suo pittore prediletto contro tutta l'opinione pubblica  e lo definì il capo della moderna scuola di paesaggio. Grazie al suo intervento,  Corot iniziò gradualmente a conquistare il favore della critica e del pubblico e consacrò la sua celebrità nel 1855 con l'Esposizione Universale quando Napoleone III comprò un suo quadro. Da quel momento in poi la sua carriera subì un’impennata inarrestabile. All'inizio del Novecento rivela al pubblico anche dei dipinti più personali e segreti rappresentati da «figure», suscitando anche l'entusiasmo dei cubisti.

Morì, infine, a Parigi il 22 febbraio 1875.