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venerdì 8 febbraio 2013

Carla Badiali: grande astrattista comasca


Carla Badiali nasce a Novedrate (CO) nel 1907 da Rosa Molteni ed Ettore, e sin da piccola coltiva la passione per la pittura ad olio. Studia dapprima in Francia, a Saint-Etienne,  dove la pittrice risiederà a lungo dedicandosi, fin dagli anni della fanciullezza a coltivare le arti, dalla pittura alla musica. Continua successivamente gli studi in Italia, a Como, dove segue i corsi di disegno artistico presso l’Istituto Nazionale  Setificio. Dopo gli esordi pittorici in ambito novecentista la Badiali si avvicina ben presto, agli inizi degli anni Trenta, intorno al 1933, all’astrattismo e, parallelamente all’attività pittorica, si dedica intensamente all’arte applicata nel campo del disegno tessile coordinando anche uno dei maggiori laboratori specializzati nel settore.
 

L’adesione della pittrice alle esperienze non figurative la pone ad affiancarsi al ristretto gruppo  di quegli astrattisti (Rho, Radice ..) che sin dal quarto decennio del secolo seppero ribellarsi alla retorica dell’arte  ufficiale  per realizzare una pittura  che trovasse in sé stessa le proprie ragioni di vita., senza alcun intento narrativo e tanto meno celebrativo. Idealmente derivato da Mondrian e perciò da porsi anche in relazione con un certo tipo di architettura, caratterizza la pittura della Badiali che rimane un esempio di realizzazione geometrica attuata con esemplare nitore cromatico ed etico.
 


Nel 1940 sottoscrive il “ Manifesto del Gruppo primordiali futuristi Sant’Elia”. Nel 1941 è presente, insieme al gruppo futurista della seconda generazione, alla III Mostra del Sindacato nazionale delle Belle Arti al Palazzo dell’Arte di Milano e durante l’anno seguente espone alla XXIII Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, dove tornerà di nuovo nel dopoguerra, nel 1966, in occasione della rassegna Aspetti del primo astrattismo italiano - Milano - Como 1930-40 e, nel 1943, alla IV Quadriennale nazionale d’arte di Roma.
Tra il 1944 e il 1960 la sua attività espositiva subisce un calo a causa della guerra alla quale partecipa attivamente alla Resistenza, e degli impegni familiari, ma riprende in grande spolvero con la partecipazione del 1966 alla mostra dedicata al primo astrattismo milanese e comasco, allestita per la XXXIII Biennale di Venezia.