Ghita,
nomignolo derivato dal diminutivo di Margherita, era una bella e brava ragazza di Moltrasio. Un
giorno si recò a Cernobbio a trovare dei
parenti e si trattenne da loro per cena per godere di un’ottima compagnia e
scambiare quattro chiacchiere davanti ad un buon piatto di polenta fumante. Il
buio era ormai calato sul territorio lariano e la bella Ghita si diresse verso
casa, La giovane accompagnata per un pezzo di strada dai parenti, fino alla punta
del Pizzo per poi proseguire in solitudine. . Ad un tratto udì qualcuno fischiettare e la giovane pensò che fosse il
suo fidanzato Tonio che le stava andando incontro per non farla rincasare da sola.
Purtroppo un’amara sorpresa si rivelò alla fanciulla poiché non incontrò l’amato,
ma si imbatté in Tita, un poco di buono che era in giro a quell’ora tarda. Il
mascalzone importunò la giovane. La ragazza cercò di sfuggire al losco
individuo e si lanciò in uno dei burroni in mezzo alle sterpaglie pregando la
Madonna per essere salvata. Il balordo la seguì e caddero entrambi nel dirupo
che scendeva verso il lago. Miracolosamente le vesti della bella Ghita si
impigliarono nei rami di una pianta che ne impedirono la caduta. Mentre una ben
più triste sorte toccò al Tita che precipitò nelle oscure acque del Lago e non
riemerse più. La bella Ghita cominciò a gridare e fu portata in salvo dal suo
fidanzato. La leggenda vuole che in quel funesto luogo venne vista in seguito
una fiamma tremolante che fu definita come l’anima dannata dell’uomo malvagio.
Tra
leggenda e realtà la
cornaca affermo’
che nel 1946 una medium avrebbe predetto l’apparizione del
fantasma di Ghita e sembra che questo fatto sia veramente avvenuto.. Fu
avvistata una leggiadra creatura con un lenzuolo candido e ondeggiante che si
mostrò per oltre dieci minuti e sembra che il quodiano che all’epoca pubblico’
la notizia fosse in possesso anche di un reperto fotografico.
Questa
storia fu raccontata per la prima volta da un barcaiolo
soprannominato il “Bellasio” allo scrittore e patriota italiano Pier Antonio Curti
che la leggenda nel suo libro Il lago di Como e il Pian d’Erba (1872).
La bellezza
del lago di como e del suo territorio e’ fatta anche di questo.. leggende
antiche che contribuiscono ad accrescere un alone di mistero a luoghi dalla bellezza concreta.